Perché mi piace Berengo Gardin

di Manfredi Beninati

Qualche tempo fa un conoscente m’ha chiesto di fargli il nome di un grande fotografo. “Facile – gli ho risposto – Berengo Gardin. È il fotografo che in questo periodo amo di più.”
Qualche giorno fa, lo stesso conoscente m’ha scritto per informarmi d’avere trovato un catalogo di “Berengo Gardin il fotografo che mi hai suggerito”, come se fosse un fatto straordinario. Come se non fosse per niente facile trovarne, di libri di (o su) Gianni Berengo Gardin.

La nostra brevissima “conversazione” è andata così:


Ne sto parlando qui perché nel giro di neanche un mese, questa è la seconda volta che qualcuno mi parla così di “sto fotografo”. L’epiteto usato dall’altra persona era certamente un po’ meno sprezzante, ma altrettanto denigratorio.
E mi chiedo come possano questi due, entrambi “artisti” ed entrambi prodotti di accademia, non vedere nelle sue fotografie quello che ci vedo io: un gran senso dell’ironia unito a un grandissimo senso della composizione, innato, mai artificioso. Intendiamoci, non che io voglia ergere la mia opinione su Berengo Gardin a verità assoluta, ma da qui a chiamarlo “mongolo” ce ne passa. Eccome!
E allora… faccio una carrellata di immagini per spiegarmi meglio, perché le immagini parlano sempre più chiaramente delle parole. Non ci perderò la vita a sceglierle. Scaricherò le prime 10 o 20 che appaiono sul motore di ricerca e, semmai le correderò di qualche didascalia.

Eccole:

Copyright ©: Tutti i diritti sulle immagini riprodotte in quest’articolo sono dell’autore o del legittimo proprietario. L’immagine di copertina è un ritratto di Berengo Gardin opera di Walter Miglio.